Lo scorso 11 ottobre è entrata in vigore la lungamente attesa nuova norma UNI 10200, che finalmente chiarisce diversi punti che la precedente UNI 10200 del 2015 lasciava aperti a più interpretazioni. Nonché risolve l’apparente contraddizione con l’attuale legislazione, in particolare il DLgs 102, che chiede l’applicazione del criterio  UNI 10200  per la ripartizione delle spese per la climatizzazione invernale, estiva, e produzione di acqua calda sanitaria, quando la precedente norma UNI 10200 non trattava la climatizzazione estiva.

La principale novità è probabilmente proprio questa, l’introduzione di un criterio di ripartizione estesa a più servizi: climatizzazione invernale, climatizzazione estiva, produzione di acqua calda sanitaria e infine anche la ventilazione meccanica (quest’ultima in tutte le sue forme: semplice ricambio d’aria, impianto ad aria primaria o impianto a tutt’aria).

Il criterio generale per la ripartizione è unico per tutti i servizi, ed è ben chiarito passo dopo passo all’interno della norma. Vengono quindi affrontati quei casi particolari, che la precedente norma non aveva trattato nel dettaglio, quali ad esempio i satelliti d’utenza per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria a mezzo di uno scambiatore di calore, per i quali restava il dubbio su come distinguere i consumi tra i due servizi.

Il consumo involontario torna ad essere una percentuale, e non più un valore fisso di kWh, come prevedevano le versioni precedenti della norma (questo almeno per quel che riguarda il calcolo semplificato per le dispersioni interne all’edificio). Tale percentuale viene inoltre corretta con un fattore d’uso per le abitazioni a non piena occupazione (coinvolgendo così le seconde case o i condomini con alloggi sfitti).

La norma mette inoltre nero su bianco i tipi di valutazione e il modello di edificio da impiegarsi, in funzione dello scopo, togliendo dall’imbarazzo il professionista, che rimaneva incerto di fronte alla pluralità delle interpretazioni possibili.

Le colonne montanti a vista attraversanti gli alloggi ritornano ad essere considerate come servitù, e come tali la dispersione attraverso di esse non è più attribuita allo specifico alloggio, ma ripartita tra tutte le utenze sulla base dei millesimi di riscaldamento, insieme al resto delle dispersioni involontarie.

Chiarisce inoltre come ripartire i consumi nei casi di impianti centralizzati che servono più edifici, attribuendo a ciascun edificio il proprio consumo involontario, più o meno elevato a seconda del peso delle dispersioni attraverso le dorsali esterne all’edificio.

Il concetto di trasparenza nei confronti dell’utente acquista una rilevanza ancora maggiore nella nuova norma, che impone di stampigliare sul ripartitore il coefficiente K utilizzato nella ponderazione del ripartitore (o in alternativa comunicarlo all’utente in maniera chiara, insieme alle indicazioni sul calcolo della potenza nominale del radiatore).

Nella parte finale della norma è infine riportata una metodologia atta a verificare l’attendibilità delle letture dei ripartitori, confrontando il rapporto tra consumo volontario complessivo del condominio e numero di scatti totali ponderati. Questo rapporto tendenzialmente non dovrà variare molto nel corso delle varie stagioni. Se lo fa significa che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Ad esempio derive verso l’alto di questo rapporto possono indicare il progressivo guastarsi dei componenti o viceversa la presenza di oscillazioni  sono indice di un errore nella valutazione iniziale della quota involontaria.

Ulteriori approfondimenti

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